Come mai non possiamo fare a meno di mangiare alcuni tipi di cibo, anche se sappiamo che non sono proprio ideali per la nostra salute? Secondo uno studio, presentato alla conferenza annuale dell’American Society for Nutrition, dipende da alcune varianti genetiche, ossia piccole differenze nei geni di diversi individui, che influenzano il modo in cui il nostro cervello si comporta riguardo a determinati cibi.

A sostenerlo è un team internazionale di ricercatori guidati da Silvia Berciano, della Tufts University di Boston e dell’Universidad Autonoma de Madrid, in uno studio presentato in questi giorni al meeting annuale dell’American Society for Nutrition, in corso a Chicago. Secondo gli scienziati, l’attrazione verso un certo alimento sarebbe predisposta dalla presenza di alcune varianti genetiche, e la conoscenza di questo meccanismo potrebbe consentire di mettere a punto diete alimentari più efficaci e ‘piacevoli’ per ciascun individuo.

Nonostante infatti già in passato siano stati osservati collegamenti tra alcuni geni e i comportamenti di persone affette da patologie quali anoressia e bulimia, ancora poco si sa su come queste varianti possono influenzare persone che non soffrono di disturbi alimentari.

Per la ricerca della Universidad Autonoma de Madrid sono stati analizzati i genomi di 818 persone di origine europea, a cui è stato chiesto di descrivere le abitudini alimentari in un questionario. Nell’analisi del Dna sono stati scelti 38 aree specifiche (loci) precedentemente associate a caratteristiche psicologiche come l’ansia o la ricerca di novità. I ricercatori hanno trovato diverse associazioni significative: ad esempio un consumo di cioccolata più alto è più probabile in chi ha alcune forme particolari di un gene recettore dell’ossitocina, l”ormone della felicità’, mentre altri geni sembrano avere un ruolo nel consumo di vegetali e fibre, sale e cibi ricchi di grassi. “La maggior parte delle persone non riesce a modificare le proprie abitudini in fatto di dieta – spiega Silvia Berciano, l’autrice principale -. Questo è il primo studio che descrive come i geni possono condizionare le preferenze alimentari in un gruppo di persone sane. Queste informazioni potrebbero aprire la strada a interventi personalizzati, oltre a far conoscere meglio i fattori che condizionano i comportamenti alimentari”.

I risultati ottenuti dallo studio spianano la strada per una migliore comprensione dei comportamenti alimentari e facilitano lo sviluppo di diete personalizzate più adatte agli individui, e quindi più facili da seguire. I dati raccolti possono anche essere utilizzati per preparare piani alimentari in grado di diminuire il rischio di sviluppare malattie quali diabete, disturbi cardiovascolari e tumori.

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