di Lara Luciano

con la collaborazione di Emanuele Manes, biologo di Cosenza e membro della SINut (Società Italiana di Nutraceutica)

Negli ultimi anni la dieta gluten free è diventata “di moda”, ma chi non soffre d’intolleranza al glutine potrebbe essere danneggiato. Pare che a seguirla, infatti, non siano soltanto le persone che hanno ricevuto la diagnosi di celiachia, ma anche quelle che non hanno nessuna intolleranza al glutine. Lo dimostra il fatto che in due anni l’industria alimentare gluten-free è più che raddoppiata (+136% da 2013 a 2015 – Fonte Il Sole 24 Ore).

Tuttavia, la scelta dei non celiaci di seguire questo regime alimentare potrebbe rivelarsi pericolosa, soprattutto per i bambini, con il rischio di gravi carenze nutrizionali.

La dieta gluten free, quindi, non sempre rappresenta una scelta salutare, il biologo e membro della Società Italiana di Nutraceutica (SINut) – Emanuele Manes – ci spiega perché.

Come per ogni patologia – ha dichiarato Manes – anche per la celiachia, ci deve essere prima di tutto un’attenta valutazione clinica e una diagnosi ben precisa basata su risultati oggettivi. Solo in caso di positività, si opta per una dieta priva di glutine, dato che attualmente rappresenta l’unico modo efficace per gestire la patologia.

Ma ai non celiaci potrebbe fare male, prosegue Manes. Potrebbe, infatti, causare gravi carenze nutrizionali, pericolose soprattutto in età pediatrica.

A confermarlo, la rivista The Journal of Pediatrics, con un’editoriale della dottoressa Norelle R. Reilly, ricercatrice presso il Columbia University Medical Center di New York (Usa), secondo cui i rischi maggiori li correrebbero i bambini, che in molti casi  sono indotti a mangiare alimenti privi di glutine da genitori preoccupati per la loro salute. 

La scelta di seguire questo regime alimentare nasce da convinzioni errate.

Per esempio, negli ultimi anni si è diffusa l’idea che la proteina del grano sia tossica, mentre non ci sono studi scientifici che lo dimostrino. Inoltre, molti ritengono che sarebbe meglio che i parenti dei celiaci seguissero diete prive di glutine. Anche in questo caso, si tratta di una credenza priva di fondamento. È infondata anche l’idea che i neonati sani che rischiano di sviluppare l’intolleranza al glutine debbano evitare questa sostanza sin dallo svezzamento. 

Un recente studio epidemiologico multicentrico – conclude Manes – ha confermato che introdurre il glutine a 12 mesi, anzichè a 6, come avviene di norma, potrebbe ridurre il rischio di sviluppare questa condizione nei bambini ad alto rischio genetico. Pertanto, si consiglia alle mamme dei bambini con familiarità per la celiachia di consultare il pediatra che deciderà il momento più opportuno per somministrare al proprio bambino alimenti contenenti glutine per la prima volta.

 

 

CELIACHIA

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