Gli atleti non professionisti scelgono a che ora allenarsi in base a criteri di praticità, convenienza e preferenze individuali. C’è chi preferisce alzarsi un paio di ore prima al mattino e chi va in palestra in pausa pranzo o a correre dopo aver concluso l’orario di ufficio. Ma numerosi studi hanno dimostrato che il momento della giornata in cui ci si allena è determinante anche ai fini della performance.

“I test di laboratorio hanno dimostrato che la capacità di prestazione atletica è maggiore al pomeriggio.” ha spiegato il Dottor Massimo Spattini Specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Medicina dello Sport, Certified in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM – USA) alla Conferenza di Agemony, tenutasi a Roma presso la Sala Rossa del CONI (agemony.com).

“Oltre 14 studi raccolti in una metanalisi hanno confermato che la caffeina aumenta le prestazioni del 12% in media e ha benefici sugli sport di resistenza con uno sforzo da 6 a 20 minuti dove permette un ‘vantaggio’ del 6%. Inoltre stimola il cervello ad un pensiero più chiaro e ad una maggiore concentrazione”, prosegue il medico.

La mobilità articolare, la forza ‘esplosiva’ e quella ‘massimale’ (intesa come la capacità del muscolo di esprimere la massima tensione possibile con una contrazione volontaria) raggiungono il livello più alto tra le ore 16 e le 18. Anche le capacità metaboliche come consumo di ossigeno, ventilazione polmonare, gittata sistolica e portata cardiaca raggiungono la massima efficienza nel pomeriggio. Nella stessa fascia oraria la resistenza ad un lavoro ad alta intensità e la capacità di produrre lattato sono più elevate.

Dati confermati da un recente studio dell’Università di Birmingham condotto su 20 giocatrici di hockey e pubblicato sulla rivista Current Biology che ha mostrato come le prestazioni atletiche possano variare del 26% nell’arco della giornata e che il momento migliore per svolgere la prestazione atletica sia il tardo pomeriggio. (iii)

Per invertire a proprio favore questa legge biologica la maggior parte degli atleti inganna il proprio ritmo metabolico con l’uso di caffeina: Rodríguez et al. (ii) hanno testato 12 uomini durante l’esercizio dello squat e della distensione su panca orizzontale al 75% del peso massimale, in momenti differenti della giornata con o senza caffeina, in esperimento in doppio cieco con placebo. E il gruppo che si era allenato al pomeriggio senza caffeina era significativamente più forte del gruppo del mattino al quale era stato somministrato il placebo, a conferma dell’impatto negativo delle prime ore del giorno sulla performance. Quando entrambi i gruppi invece hanno ricevuto la caffeina non ci sono state differenze significative. Meccanismo spiegato in parte dal fatto che la sostanza è in grado di innescare un enzima chiamato AMPK che funziona come regolatore dell’energia a livello cellulare che a sua volta agisce sul SIRT 1, altro enzima che accelera la produzione di energia a partire dai grassi e dal glucosio.

“La caffeina però non funziona sempre: le ricerche hanno dimostrato che l’esercizio a breve termine e ad alta intensità non ne beneficia tanto quanto la prestazione di resistenza e sforzo prolungato” avverte il Dottor Spattini “Nei soggetti che metabolizzano efficacemente la sostanza, la caffeina blocca i recettori dell’adenosina e diminuisce sia il dolore che il disagio dello sforzo muscolare aumentando l’intensità dell’esercizio e la resistenza. Dopo l’assunzione la pressione sanguigna si alza, i depositi di grasso vengono mobilizzati e gli acidi grassi vengono rilasciati nel circolo sanguigno”.

E il caffè sembra anche correlato ad una maggiore longevità, lo ha suggerito uno studio apparso sul New England Journal of Medicine (i)che ha esaminato migliaia di uomini e donne ed è giunto alla conclusione che coloro che consumavano caffè regolarmente vivevano più a lungo, con benefici analoghi a quelli osservati in Giappone dal consumo di the verde.

“Ovviamente” sottolinea il dottor Spattini “l’ora della giornata è solo una delle variabili che concorrono alla performance: costanza, motivazione, concentrazione, riposo, alimentazione, integrazione sono altrettanti fattori che possono rendere il ritmo circadiano trascurabile. E’ vero però che in alcune specialità, se gli atleti devono gareggiare in emisferi diversi dal proprio, è previsto un allenamento specifico all’ora del luogo di destinazione per abituare l’organismo al diverso fuso orario”.

Devi essere connesso per inviare un commento.
Menu

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi