di Lara Luciano

con la collaborazione di Ennio Avolio, Biologo e responsabile della Nutrizione presso Health Centerlatte

Per legge, solo il latte di origine animale può essere chiamato così. I latti alternativi – ricavati da cereali, come riso o avena, o da legumi, come soia, o da semi, come mandorla o cocco – dal punto di vista nutrizionale sono tutt’altra cosa rispetto al latte vaccino, anche se i consumi sono in continua crescita, tanto che l’anno scorso queste bevande sono entrate a fare parte del paniere Istat.

Il motivo di questo successo è presto detto: cresce il numero dei vegani che rifiuta i cibi di derivazione animale e il 60 per cento della popolazione adulta ritiene di essere intollerante al lattosio.

Le caratteristiche nutrizionali di questi latti vegetali non implicano che possano sostituire il latte animale. Ma cosa succede al nostro organismo? Perché si è intolleranti?

Ce lo spiega Ennio Avolio, Biologo e responsabile della Nutrizione presso Health Center, Centro Biomedico e Nutrizionale di Cosenza.

Diagnosi: L’intolleranza alimentare è segnalata dal test del respiro o breath test: serve a dimostrare la riduzione della produzione di lattasi.

Cause: l’organismo non produce questo enzima per un difetto genetico, e allora i sintomi si manifestano fin dall’infanzia. Oppure non ha la capacità di smaltire il lattosio e/o una diminuzione della produzione di lattasi, per esempio a seguito di infezioni del tratto gastroenterico o a mutate abitudini alimentari. Può capitare che alla base di un’intolleranza al lattosio ci sia la celiachia, l’intolleranza al glutine. Per questo è importante non fermarsi alla constatazione: non digerisco il latte, quindi lo elimino, ma è utile approfondire la ricerca delle cause del disturbo. Bisogna capire il valore soglia.

Sintomi. Mal di pancia, nausea, diarrea, meteorismo diffuso, vomito, spossatezza generale. Compaiono nel momento in cui si ingeriscono cibi che contengono questo zucchero.

Terapia. Se c’è, si cura l’eventuale malattia di base. Se non c’è, è importante migliorare l’assetto digestivo con un’alimentazione sana ed equilibrata, tale da consentire nel tempo anche una reintroduzione lenta e graduale del latte o dei suoi derivati.

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